organizzare i turni di lavoro in un ristorante

Come organizzare i turni di lavoro in un ristorante

L’organizzazione del lavoro in un ristorante, così, come ogni altro ambito lavorativo, necessita di una efficace strategia di gestione del personale. E’ da tali strategie che dipende l’efficienza del personale e la qualità finale del servizio.
Nello specifico ambito della ristorazione, entra anche in gioco il fattore “turni“: cioè, il personale è organizzato per turni onde evitare sovraccarichi di lavoro e quindi la potenziale riduzione della qualità del servizio reso. In questo senso bisogna prendere come linea guida il CCNL che disciplina il lavoro per turni, domeniche e festivi, recuperi, e pause. Ogni variazione di turno deve essere documenta per calcolare le ore complessive effettuate.
E’ responsabilità del Direttore, Manager, Gestore, o chi per lui, la gestione degli orari di lavoro, anche prevedendo assenze impreviste del personale.
Tale organizzazione dipende anche dalla tipologia di locale.
Se si parla di grandi hotel, ristoranti di lusso o comunque location di prestigio, in cui il personale è decisamente più numeroso, esiste uno specifico ufficio addetto alla gestione del personale. L’Ufficio del Personale può avvalersi di specifici software che elaborano le turnazioni; a tal fine è spesso richiesto il contributo di un addetto specializzato in organizzazione e gestione del personale.
In questa prima tipologia di locale saranno presenti alcune necessarie gerarchie: chef, cuochi, garzoni e lavapiatti (lo chef può non coincidere necessariamente con i proprietario del locale); responsabile di sala, camerieri, addetti ai tavoli.
Nei locali più piccoli o di minor prestigio, fast food, pizzerie, bar, self service, se il rispetto della normativa e l’etica professionale del gestore sono inoppugnabili, vale quanto detto per le altre tipologie di locali. Purtroppo, spesso, proprio essendo locali meno in vista e talvolta anche meno soggetti ai controlli ufficiali, le cose non vanno sempre così.

A volte non c’è una vera e propria gestione del personale, non c’è sempre una chiara distinzione dei ruoli e non sempre i turni di lavoro vengono rispettati, purtroppo, anche contrariamente a quanto previsto dai contratti di lavoro. Il lavoratore si trova a svolgere più ore del previsto o ad assumere incarichi che non gli competono, improvvisandosi in attività nelle quali non ha alcuna esperienza. Si tratta certamente di situazioni limite che non sempre emergono. Ovviamente ne risente la qualità complessiva del servizio e non è un caso che questo tipo di locali tenda a chiudere nell’arco di 5 anni, come asseriscono le statistiche attuali.

Il cliente percepisce la confusione che deriva da una mancanza di organizzazione che si evidenzia da un personale non soddisfatto, che tende a lavorare in maniera più nervosa e più svogliata. Per fortuna parliamo di “piccole” cifre: delle oltre 650.000 persone l’anno che lavorano nella ristorazione, solo circa 100.000 si trovano a lavorare in effettivi contesti di disagio. Eppure gli strumenti per rendere la gestione dei turni nella ristorazione sono previsti proprio dalla legislatura vigente: part-time verticali e orizzontali, voucher formativi che garantirebbero la necessaria fluidità e flessibilità dei necessari turni con il risultato finale di un servizio efficiente e soddisfacente sia per i lavoratori che per i clienti, la cui soddisfazione, non bisogna dimenticarlo, deve sempre essere l’obiettivo finale.

fatturazione elettronica ristoranti

Fatturazione elettronica per ristoranti

La fatturazione elettronica sta diventando una realtà, nonché un obbligo, per tutti gli esercenti italiani. Se, infatti, fino a poco tempo fa la fatturazione elettronica era un obbligo esclusivamente per chi si trovava a lavorare – e dunque fatturare – con la Pubblica Amministrazione, dal primo gennaio 2019 invece diventerà un obbligo per tutti, anche nei rapporti con i privati cittadini. I ristoranti, le pizzerie e le tavole calde non sfuggiranno ovviamente a questo obbligo. Ma come cambia lo scenario del mercato della ristorazione? Quali adempimenti dovranno sostenere i ristoratori? Ecco una piccola guida all’argomento.

In che cosa consiste la fatturazione elettronica
La fatturazione elettronica in vigore da gennaio 2019 è un obbligo imposto per legge con lo scopo di riuscire a prevenire in modo più efficace l’evasione fiscale. Con questo nuovo sistema, infatti, è possibile tracciare al meglio ogni transazione, anche quelle fra privati o fra pubblici esercizi e consumatori finali, riuscendo ad avere un quadro completo di ogni movimento effettuato dalla singola azienda. A questo obbligo ovviamente dovranno far fronte anche i ristoratori che dovranno abbandonare le fatture cartacee a favore dell’introduzione di un sistema di fatturazione elettronico legato alla propria firma digitale che metterà una sorta di bollino su ogni fattura, permettendo di tracciarne i movimenti. Dopo un periodo di sospensione di questo nuovo obbligo, ecco che la primo gennaio la norma entrerà definitivamente in vigore senza alcuna deroga.

Cosa comporta la fatturazione elettronica per i ristoranti
La fatturazione elettronica per i ristoratori comporterà non pochi problemi. Il primo e più evidente è quello che tutti dovranno dotarsi di un software specifico che consentirà non solo l’invio delle fatture elettroniche ma anche la classificazione di ogni fattura con la propria firma elettronica così da poter rintracciare ogni emissione. È pur vero che in rete si trovano non solo software a pagamento ma anche molti prodotti gratuiti, ma in ogni caso tutti i ristoratori dovranno prevedere un periodo di formazione per i propri dipendenti in modo da riuscire a renderli autonomi sulla fatturazione elettronica. Oltre al fatto che questa norma così nuova e moderna in qualche modo sconvolgerà le abitudini di tutti quei ristoratori che da decenni svolgono questo mestiere e sono abituati a farlo in un certo modo. Saranno proprio questi ultimi ad incontrare le difficoltà maggiori all’adattarsi al nuovo corso.

Come funziona la fatturazione elettronica
La fatturazione elettronica funziona in modo molto semplice. Tutte le fatture verranno emesse attraverso un software che consente di preparare a terminale la fattura con tutte le voci classiche. Una volta che la documentazione è pronta e “formata” con la firma digitale, la fattura viene inviata ad un sistema centrale che ne verifica l’esattezza e la congruenza dei dati. Una volta ottenuto l’ok di questo sistema centrale, la fattura viene automaticamente inviata al destinatario finale, non senza prima averne immagazzinato una copia negli archivi generali. Ogni emittente e destinatario verrà ovviamente contraddistinto da un codice identificativo così da essere facilmente rintracciabili e ricevere le fatture di proprio interesse.

Servizi per la fatturazione elettronica per ristoranti

In questo ultimo periodo stanno nascendo molti servizi per la fatturazione elettronica.

Le 6 migliori app per ristoratori

Le 6 migliori app per ristoratori

Le app per i ristoratori
L’importanza di un giusto strumento sul web
Le app sono uno strumento molto utile nell’ambito della ristorazione. Attraverso di esse un ristoratore può gestire in maniera veloce tutta una serie di funzionalità, come per esempio le prenotazioni, il menù, la sala gli ordini per la consegna a casa. Gran parte di questi strumenti sono collegati a dei software gestionali che sviluppano le loro funzionalità. Ma quali sono le migliori app per ristoratori presenti sul web? Di seguito andremo a proporre le cinque app più considerate.

Le 6 migliori app per ristoratori
Di app per ristoranti ve ne sono moltissime, ma non può essere stilata una vera è propria classifica. La differenziazione si ha in base a quelle che sono le funzionalità messe a disposizione del ristoratore. Di seguito elenchiamo le 6 app che prevedono un’ampia serie di attività:

Rysto.com: è una piattaforma per i professionisti della ristorazione. Viene utilizzata dai ristoratori per trovare personale qualificato nel settore della ristorazione, i quali possono inserire annunci di lavoro gratuiti ed iniziare fin da subito a ricevere le prime candidature. Su Rysto gli annunci sono divisi per professioni in modo tale da semplificare la ricerca delle offerte di lavoro. Si possono trovare annunci di lavoro per cuochi, camerieri, chef, pizzaioli, barman ecc il servizio è attivo principalmente i Italia ma utilizzato in tutto il mondo. Inoltre con l’iscrizione verrà creata una pagina dedicata al punto vendita da poter utilizzare come pagina “LAVORO con NOI” del sito internet aziendale. Sono state da poco rese disponibili le app per dispositivi mobile ma vengono utilizzate solamente dai professionisti per candidarsi.

– Contact.eu: è un app che viene sviluppata dalla società Contact srl. Attraverso di essa sarà possibile per un ristoratore personalizzare tutta una serie di aspetti che appaiono fondamentali al fine di creare la propria app. Sarà possibile quindi stabilire la grafica del menù, in modo che chi consulta l’app potrà subito ricercare un piatto in particolare. Inoltre si potranno registrare le prenotazioni direttamente on-line, nonché permettere di effettuare le consegne. Fondamentale è il collegamento ai social. Una delle caratteristiche che rende quest’app tra quelle che possono essere utili per un ristoratore è la possibilità di personalizzare ogni aspetto;

– Ordinalo.it: app molto adatta per i ristoranti, pub o i locali di take away che vogliono sviluppare il loro mercato della consegna a domicilio. L’app è collegata a un software che permette di gestire una serie di funzionalità, a partire dagli ordini, dai prodotti che possono essere introdotti, le promozioni e la fascia oraria di consegna. È un app molto specialistica, ma il settore della consegna a domicilio si sta molto evolvendo. Quindi per i ristoratori che si vogliono specializzare in questo ambito potrebbe essere molto utile;

– TheFork Manager : app creata da TripAdvisor. Questa versione permette di entrare all’interno della più grande comunità di ristoranti presenti sul web. Infatti grazie ad essa sarà possibile effettuare prenotazioni nel tuo ristorante direttamente dall’app Thefork oppure da TripAdvisor. Il ristoratore, con dei semplici step, ha la facoltà di pubblicare una scheda dettagliata del proprio ristorante con una comoda piantina del locale e permettere anche le visualizzazione dei posti disponibili. TheFork Manager non solo contribuisce alla gestione del ristorante, ma anche a ricevere prenotazioni che verranno gestite dal ristoratore attraverso l’app. Il sistema crea inoltre uno storico su ogni cliente, con le relative preferenze e particolarità di cibi scelti in modo da poterlo fidelizzare nella maniera più adeguata;

-Ristoranti.it: app per ristoratori personalizzabile in ogni suo aspetto. Basta recarsi sul sito di riferimento e contattare il servizio clienti. Attraverso l’ app ristoranti.it sarà possibile quindi introdurre e personalizzare il menù, gestire le prenotazioni on-line, organizzare al meglio il proprio ristorante in ogni suo singolo aspetto, dai prodotti necessari alle singole prenotazioni. Dal pannello dell’app sarà possibile anche visualizzare le statistiche sugli ordini e i guadagni giornalieri. Ogni aspetto dell’app è personalizzabile;

– Kuokko: app molto semplice e dalla grafica accattivante. Attraverso un pannello sarà possibile gestire il tipo di menù le promozioni e i parametri degli ordini. Infatti non solo attraverso di essa il ristoratore potrà registrare le prenotazioni ai tavoli, gli ordini nel locale e quelli d’asporto, ma anche gestire le promozioni e ricevere notifiche delle relative prenotazioni.

Il cliente straniero è tenuto a pagare l’IVA?

Nel servizio di somministrazione di alimenti e bevande l’IVA è sempre dovuta, anche da parte dei clienti stranieri. Nel caso di vendita di prodotti alimentari o di altro tipo, l’applicazione o meno dell’Iva è legata alla tipologia del cliente: se è privato o professionista, se è europeo o extra-europeo.

E’ bene ricordarsi che nel conto del ristorante va sempre conteggiata l’Iva, anche se il cliente è straniero; gli unici a non applicare l’Iva sono i ristoratori di Livigno e Campione d’Italia.

E’ utile sapere che l’Iva sulle prestazioni di somministrazione nei ristoranti e bar e sui cibi confezionati  è del 10 % mentre l’Iva sulle bevande è del 22 %.

Quindi se un cliente straniero ci chiede di togliere l’Iva  noi cortesemente dobbiamo rispondere che non possiamo escluderla dal conto  perchè per i ristoranti è sempre dovuta.

La stessa norma vale anche negli altri Paesi UE: le spese alberghiere e di ristorazione sono soggette all’imposta del Paese dove viene fornita la prestazione. Al di fuori della UE, invece, possono esserci Paesi dove non esiste tale imposta.

Matteo Robustella

Restaurant coach

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Le regole fondamentali per l’igiene nella ristorazione

La salvaguardia della sicurezza alimentare passa da una serie di semplici ma importanti regole e norme di comportamento da seguire scrupolosamente, in merito all’igiene personale e delle cucine professionali. Una serie di normative europee regolano, dal 1977 la sicurezza alimentare nel settore ristorazione per garantire alti standard di pulizia nei luoghi ove il prodotto alimentare viene realizzato e servito. Vediamo dunque alcune fondamentali regole per l’igiene nella ristorazione, allo scopo di evitare rischi o spiacevoli inconvenienti:

– Cura dell’igiene personale e dell’abbigliamento: tagliare le unghie, senza utilizzare lo smalto e lavare le mani con sapone e acqua calda, evitando di indossare anelli, bracciali o orologi, potenziali catalizzatori di batteri. Ricordarsi di asciugare le mani con asciugamani puliti e possibilmente monouso, per evitare contaminazioni batteriche. Indossare la divisa ad hoc per la sala o la cucina, utilizzando preferibilmente un abbigliamento di colore chiaro in maniera tale da individuare più facilmente residui di sporco. I capelli rappresentano un potenziale veicolo di germi, pertanto è buona norma tagliarli corti (nel caso degli uomini) o tenerli raccolti (nel caso delle donne) per il servizio in sala ed utilizzare un copricapo nel caso in cui si lavori in cucina.

– Per garantire una corretta igiene nella ristorazione è bene non lasciare trascorrere tempi troppo lunghi nelle fasi della preparazione in quanto, con l’aumentare della temperatura, cresce la presenza di batteri sugli alimenti. Inoltre è importante che la carne bianca o rossa venga lasciata scongelare lentamente e completamente in maniera tale da consentire al processo di congelamento di raggiungere l’interno ove altrimenti i batteri potrebbero resistere alla fase di cottura. Infine ricordarsi di scolare il liquido dopo lo scongelamento, al cui interno sono spesso presenti microorganismi che potrebbero contaminare la carne.

– Controllare che i prodotti acquistati siano perfettamente conservati e che la confezione non sia danneggiata, in caso contrario i batteri potrebbero aver contaminato gli alimenti. Utilizzare pellicole e coperchi per coprire i contenitori, in particolare quelli contenenti pietanze cotte, per evitare che gli alimenti rimangano a contatto con l’aria e dunque con i batteri in essa presenti.

– Riscaldare gli alimenti ad almeno 70 gradi e fare in modo che la fase di raffreddamento avvenga rapidamente passando dai 65 ai 10 gradi in non più di due ore; utilizzare guanti puliti per preparare le porzioni e fare attenzione, durante la preparazione e verifica dei sapori, a non contaminare l’intera preparazione con la propria saliva, avendo l’accortezza di utilizzare sempre posate pulite.

Il divieto di fumo

Fumare nei locali aperti al pubblico, è vietato: il divieto è stato stabilito dalla cosidetta Legge Sirchia a partire dal 10 gennaio 2005 e da allora è in vigore.

quello che è cambiato, nel 2009, è il ruolo del titolare o gestore del locale: non è infatti più una loro responsabilità richiamare formalmente i trasgressori all’osservanza del divieto di fumare e segnalare, in caso di inottemperanza al richiamo, il comportamento dei trasgressori ai pubblici ufficiali o agenti competenti per applicare le sanzioni previste. lo ha stabilito una sentenza del Consiglio di Stato (la 6167/09), che ha confermato la decisione del Tar del Lazio sulla parziale illegittimità della circolare del ministero della Salute datata 17 settembre 2004.

Con quel provvedimento si dava attuazione all’articolo 51 della Legge 3/2003, che aveva esteso il divieto di fumo a tutti i locali chiusi (compresi i luoghi di lavoro privati o non aperti al pubblico, gli esercizi commerciali e di ristorazione, i luoghi di svago eccetera), con le sole eccezioni dei locali riservati ai fumatori e degli ambiti strettamente privati (le abitazioni civili).

L’obbligo a cui la legge chiama i gestori di locali, ha precisato il Consiglio di Stato, “è solo quello di esporre, in posizione visibile, cartelli riproducenti il divieto di fumo, con l’indicazione della sanzione ai trasgressori”.

E per le sigarette elettroniche?

Continua il balletto sulle sigarette elettroniche nei luoghi pubblici: bar e ristoranti, ma anche cinema e uffici. Ad oggi “svapare” è lecito: lo ha stabilito un emendamento approvato dal Parlamento al testo del decreto Istruzione, che ha stralciato l’ultima parte del comma 10-bis dell’art. 51 della Legge 3/03, introdotto con il Decreto LAvoro 76/13, con il quale erano state applicate alle e-cig le norme in materia di “tutela della salute dei non fumatori” previste per i tabacchi.

 

NON PIU’ MULTE PER I GESTORI CHE DECIDONO DI ACCOGLIERE I CANI

La notizia arriva dalla FIPE – Federazione Italiana Pubblici Esercizi – che, per quando riguarda i cani è stata redatta sulla base delle disposizioni del Regolamento CE n. 852/2004”.
La novità più eclatante è che addetti delle ASL o polizia municipale o NAS non potranno comminare multe ai gestori dei pubblici esercizi se trovano un cane nel locale, a meno che non circoli nelle cucine.
Questo non significa, naturalmente, che il titolare abbia l’obbligo di accettare animali domestici. La scelta rimane in capo al titolare se accoglierli o meno.
Quindi, i proprietari possono farli entrare, evitando ovviamente che gli stessi possano frequentare le zone dedicate alla preparazione e manipolazione del cibo: vietato farli accedere a cucine, laboratori e retro banchi.
Non è un obbligo quindi, non può esistere il caso che il proprietario pretenda di entrare in un bar con il suo cane se il gestore non gradisce.
La FIPE d’altro canto delinea le regole del buon senso per l’igiene: se si accarezza un cane è buona prassi lavarsi le mani, e anche per la condotta si fa appello al buon senso.
Ecco in sintesi le regole di base:
• Sono sempre ammessi e hanno libera circolazione nei locali pubblici tutti i cani da accompagnamento per i non vedenti.
• Tutti gli altri possono entrare a discrezione del gestore, a patto che siano tenuti con guinzaglio e museruola.
• Gli ambienti dove il cibo viene trattato o manipolato sono chiusi all’ingresso dei cani.
• L’affissione del cartello “io non posso entrare” deve essere autorizzata e certificata dal Comune.

di Matteo Robustella – Accademia dei Professionisti (Legge 4/2013)