I 5 chef più famosi d’ Italia

Vediamo insieme quali sono gli chef che hanno avuto maggiore popolarità e più successo nell’ultimo, e negli ultimi, anni in Italia. Alcuni dei nomi che leggerete qui vi suoneranno familiari e a loro assocerete facilmente un viso: da qualche anno ormai il mondo della cucina ha invaso il piccolo schermo, colonizzando di fatto le reti generaliste così come i canali tematici e le piattaforme come Sky. Gare di cucina, competizioni e sfide, ricette in diretta, la tv è tutto un pullulare di chef e aspiranti tali, segno che l’argomento cibo, nonostante l’overdose delle proposte sul piccolo schermo, continua a “tirare”una fetta consistente di telespettatori e, di conseguenza, una folta schiera di commentatori sul web.Ma il successo di manicaretti, pentole e ricette non è solo un fenomeno televisivo e mediatico, il boom dei corsi di cucina è evidente in tutta Italia e le iscrizioni continuano a registrare un trend positivo anche nell’anno che sta per chiudersi. Uomini, donne, ragazzi, professionisti e disoccupati, nessuno ormai sembra restare immune al fascino dell’arte culinaria e al sogno di diventare un grande chef, magari pluristellato. Cerchiamo allora di conoscere meglio alcuni di questi grandi cuochi, il cui successo e la cui fama hanno forse contribuito ad alimentare il boom di questa moda culinaria.

  1. Gualtiero Marchesi

Senza dubbio il cuoco più famoso d’Italia. Figlio d’arte, nasce e cresce nell’albergo di famiglia, “Al mercato” di Milano. Non si accontenta di imparare solo dalla sua piccola realtà a conduzione familiare e fin da giovanissimo gira per il mondo facendo tesoro di ogni esperienza maturata. Prima la Svizzera, dove lavorerà al Kulm di Saint-Moritz e studierà all’istituto alberghiero di Lucerna, poi la Francia, dove avrà modo di perfezionare tecniche e ricette a Parigi e Digione. A soli 27 anni è già uno chef affermato, il primo in Italia a ricevere l’onorificenza delle 3 stelle Michelin. La sua cucina è caratterizzata da un approccio tradizionalista, con qualche innovazione. La sua filosofia? Cibo semplice, buono e bello. Piatti cucinati come una volta, valorizzati ma rispettandone la semplicità e la qualità delle materie prime. Marchesi definisce la sua cucina “ri-creativa”(nel senso di ricreare, vivificare i cibi) e “totale”. L’aggettivo totale sottolinea l’importanza di tutti gli aspetti che vanno considerati nella creazione di un piatto: la preparazione del cibo, certo, ma anche la presentazione della materia. Un’attenzione al lato estetico che non riguarda solo l’impiattamento ma anche la volontà di recuperare la dimensione più teatrale del servizio in sala, attraverso, ad esempio, il taglio della carne davanti agli ospiti. Chi volesse deliziarsi con i suoi piatti può sperimentare l’abilità dello chef presso il suo ristorante milanese il Marchesino.

  1. Davide Oldani

Allievo di due grandi come Marchesi e Alain Ducasse, ha lavorato presso il Fauchon di Hermè a Parigi e dal 2003 dirige la “trattoria” D’O a Cornaredo, nei pressi di Milano. Volto televisivo (ha condotto il programma The Chef) piuttosto conosciuto in Italia, Oldani è noto anche all’estero: nel novembre scorso ha tenuto una lezione a Harvard per svelare i segreti del successo della sua trattoria di lusso, capace di coniugare alta cucina e prezzi accessibili. L’aggettivo che descrive meglio la sua cucina è pop, che sta per popolare e popolano, piatti semplici ma curati nei minimi dettagli. Gli ingredienti poveri, ma scelti in base alla stagionalità, i prezzi contenuti e una costante ricerca di contrasti equilibrati sono i capisaldi delle sue proposte gastronomiche. I suoi must? La cipolla caramellata e il trancio di trippa fondente in salsa agrodolce. Nel 2008 ha ricevuto l’Ambrogino d’Oro dal comune di Milano in quanto personalità che si è particolarmente distinta nel corso dell’anno.

  1. Bruno Barbieri

Altro volto noto al grande pubblico grazie alla conduzione del seguitissimo MasterChef e, precedentemente, di alcuni programmi di Gambero Rosso Channel, Barbieri è uno dei più stellati chef nostrani, sono infatti ben 7 (come Marchesi) le agognate stelle Michelin che ha ricevuto nel corso della sua carriera. Molto legato alla tradizione culinaria emiliana, riunisce nella sua cucina sapori tipicamente italici con suggestioni provenienti da tutto il mondo, naturale conseguenza degli anni trascorsi lavorando come terzo cuoco sulle navi da crociera. La sua cucina predilige materie prima di ottima qualità, manipolate il meno possibile, cotture brevi e uso massiccio di erbe aromatiche. Dopo aver portato al successo il Trigabolo di Argenta e il Grotta di Brisighella, vicino Ravenna, dopo aver aperto l’Arquade, in un edificio cinquecentesco nei pressi di Verona, nel 2012 decide di esportare la sua cucina a Londra aprendo il Cotidie, che sarà costretto a lasciare nel 2013 a causa dei suoi numerosi impegni, televisivi e non.

  1. Carlo Cracco

Giudice, insieme a Barbieri, del programma MasterChef, è molto conosciuto e apprezzato, soprattutto dal pubblico femminile, che lo ha ormai eletto a sex symbol della cucina italiana. Tra i suoi maestri compaiono Marchesi, Ducasse e Carton, da cui apprende i segreti della raffinata cucina francese. Lo chef definisce la sua cucina “cerebrale e di cuore”, tradizione e innovazione si fondono nei suoi piatti che spesso rivisitano in chiave contemporanea i capisaldi della gastronomia milanese e italiana. Estro, creatività e ricerca estetica non mancano di certo nelle sue proposte, come dimostra l’originale “quaderno di pesce”, piatto composto da fogli di pesce rilegati come se fossero, appunto, un quaderno.

Il cuoco vicentino dal 2000 è chef executive presso il ristorante Cracco, locale milanese nato come costola del famoso negozio di gastronomia Peck. Dal 2007 è annoverato tra i cinquanta ristoranti migliori al mondo.

  1. Massimo Bottura

È uno dei cuochi italiani più conosciuti all’estero. Partito da Modena, arriva presto al Louis XV di Ducasse a Montecarlo, riparte per New York e approda nella cucina molecolare di Ferran Adrià, a El Bulli, in Spagna.

La sua filosofia è “tradizione vista da 10 miglia di distanza”, partire dai sapori di base di una ricetta tradizionale e poi rielaborarli, stando ben attenti a fare in modo che non si coprano l’un l’altro. In parole semplici, realizzare in un modo nuovo un’idea vecchia, con l’aggiunta di nuovi ingredienti o modificandone forma e presentazione. I suoi cavalli di battaglia, serviti all’Osteria Francescana, nel centro storico di Modena, sono il “bollito non bollito”, la “compressione di pasta e fagioli” e “ricordo del panino alla mortadella”.