Ma cosa c'è esattamente nel Pokè bowl?

Pokè bowl, come siamo passati dal sushi alla cucina hawaiana

In principio era il sushi che ha fatto il suo avvento in Italia diversi anni fa e, nel giro di pochissimo tempo, è diventato uno dei piatti preferiti degli italiani spodestando anche sua Maestà la Pizza.

Ma le mode sono destinate a cambiare e le tendenze reggono fino a quando non arriva un novità a prendere il loro posto.
Stando ad alcune ricerche al primo posto nella classifica dei piatti preferiti dagli italiani non ci sarebbe più il sushi ma il Pokè bowl.

Pokè bowl: cos’è e da dove viene
Probabilmente molte persone ancora non sanno di cosa stiamo parlando ed erano rimasti alla cucina giapponese, ma negli ultimi mesi in tutto il mondo e anche in Italia sta spopolando la cucina hawaiana.
Le similitudini con quella orientale riguardano solo alcuni ingredienti, come il pesce crudo, ma i Pokè bowl è completamente diverso dal sushi e dalla geometria dei piatti nipponici.

In effetti, la pietanza hawaiana che sta riscuotendo così tanto successo non ha nulla di geometrico e anzi potrebbe essere definita la versione scomposta del sushi.

Il piatto prevede la presenza di ingredienti tagliati a cubetti, dal pesce all’avocado. Il tutto è molto grossolano e i pezzi non sono tutti uguali tra loro, si tratta di una tradizione povera che bada poco alla forma e molto la sostanza.

Ma cosa c’è esattamente nel Pokè bowl?

Uno degli ingredienti indispensabili è il pesce, rigorosamente fresco – alle Hawaii è un alimento accessibile a tutti – riso oppure quinoa, mais e verdure, il tutto marinato con delizioso mix di spezie e aromi che donano al piatto un sapore unico ed inconfondibile.
Trattandosi di un pasto completo, nel Pokè bowl non manca mai la frutta, di chiara origine esotica, come l’avocado o il mango.

Ovviamente non mancano le spezie più comuni come sale e pepe, anche l’aceto è quasi sempre presente e dona un tocco acre e piacevole al piatto, contrastando la dolcezza del mais e della frutta.
La contaminazione era inevitabile, così agli ingredienti tradizionali se ne sono aggiunti altri decisamente più comuni e conosciuti come i peperoni e i pomodori, i ravanelli e il sedano, il coriandolo, le noci, i semi di papavero e lo zenzero.

I paesi anglofoni come gli Stati Uniti e la Gran Bretagna sono già pazzi del Pokè bowl al punto da aver spodestato il sushi nella classifica dei piatti esotici preferiti.
In Italia è già presente, nelle grandi aree metropolitane, è già possibile trovare ristoranti hawaiani affollati, ma nel nostro paese le contaminazioni mediterranee che modificano il piatto originario sono molto più forti che nel resto del mondo.

A Milano sono diversi i locali dove è possibile assaggiare il Pokè bowl, tra tutti spicca il Botanical Club di via Tortona dove le versioni più gettonate sono quelle a base di cubetti di tonno, salmone oppure polpo.
Nella capitale, invece, uno dei ristoranti hawaiani più in voga, l’Ami Pokè a rione Monti, offre la possibilità ai clienti di comporre il piatto come meglio credono.

A Genova, in piazza Caricamento, c’è un locale che propone ben sei versioni differenti del Pokè bowl di cui una vegetariana, ponendosi come obbiettivo quello di soddisfare i gusti di tutti e di coccolare i clienti, per questo motivo a breve sarà disponibile anche il servizio di consegna a domicilio.

Quanto guadagna un barman

Quanto guadagna un barman

Sopratutto tra i giovani, quella del barman è considerata una della professioni più affascinanti. Ed è vero, visto che, oltre a trattarsi di un lavoro che segue fedelmente l’incedere delle epoche e delle tendenze, esso prevede un livello di gratificazione senza ombra di dubbio alcuna considerevole. Ma quanto guadagna un barman? Prima di trovare una risposta adeguata a questo interrogativo, cosa buona e gusta è premettere che, come in tutte le professioni, la sua retribuzione è legata a filo doppio con il livello di esperienza. In soldoni, lo stipendio di un barman esperto sarà maggiore rispetto a quello percepito da un collega alle prime armi.

Sacrificio
Altra analogia con altre professioni è data dal sacrificio, un dogma del quale non è affatto possibile fare a meno. Se è vero che avere una giornata libera potrebbe lasciar campo libero al perseguimento di altre legittime passioni, è altrettanto vero che il lavoro del barman non è sattamente l’ideale per chi possiede tale ambizione, visti gli orari tutt’altro che malleabili. Le ore piccole saranno una costante immancabile, insieme ad un percorso fatto di tanta gavetta e trapuntato da dosi industriali di pratica. Dalla padronanza con gli attrezzi del mestiere alla conoscenza articolata di ogni sostanza alcolica fino ad arrivare alla preparazione di cocktail e bevande varie, tutto questo rappresenta solo una minima parte di un’occupazione tanto bella quanto ricca di potenziali insidie.

Fare il barman in discoteca
Un barman tradizionale, titolare o dipendente di un bar, potrebbe ricavare degli ottimi compensi dal punto di vista economico. L’ambizione potrebbe tuttavia indirizzare qualcuno a puntare più in alto, magari lavorando all’interno di una discoteca. Un barman che possegga la velleità di lavorare all’interno di questi locali notturni avrà la certezza quasi matematica di dover sostenere orari a dir poco proibitivi, con le richieste dei clienti che dovranno essere prontamente assecondate anche fino alle prime ore dell’alba. In una discoteca media la retribuzione per ogni sera potrebbe viaggiare tra i 100 ed i 200 euro. Se, al contrario, la discoteca è di grandi dimensioni e quindi maggiormente affollata, la retribuzione potrebbe tranquillamente superare questa soglia.

Ed un barman acrobatico?
La specializzazione in codesta branca potrebbe portare a degli interessanti sviluppi non solo professionali, ma anche riguardanti il lato economico. Oltre che servire bevande, in questo caso il barman sarà deputato anche ad intrattenere una clientela che rimarrà ammaliata da acrobazie e numeri di alta scuola. Per diventare un barman acrobatico, la conoscenza di ogni bevanda rappresenta requisito indispensabile, ma non ancora sufficiente, vista la richiesta di doti fisiche che sono alla base di questa specializzazione. Chi ama questo impiego ed è disposto a tutto per tramutare siffatto sogno in realtà, deve sapere che la retribuzione media di un barman acrobatico potrebbe sfiorare ogni sera i 400 euro.

Guadagni di un barman italiano
Meglio fare il barman in Italia o all’estero? Il confronto, ad oggi, è impietoso, visto che in Paesi come la Gran Bretagna e la Germania un barman percepisce guadagni sensibilmente maggiori. Volendo stilare quella che è una cifra, utile precisarlo, abbastanza approssimativa, il guadagno mensile di un barman tradizionale in Italia si attesta sui 1.000 euro. Un corrispettivo che, come in precedenza accennato, è destinato a crescere per chi a codesta base ha voglia di aggiungere ulteriori specializzazioni.

organizzare i turni di lavoro in un ristorante

Come organizzare i turni di lavoro in un ristorante

L’organizzazione del lavoro in un ristorante, così, come ogni altro ambito lavorativo, necessita di una efficace strategia di gestione del personale. E’ da tali strategie che dipende l’efficienza del personale e la qualità finale del servizio.
Nello specifico ambito della ristorazione, entra anche in gioco il fattore “turni“: cioè, il personale è organizzato per turni onde evitare sovraccarichi di lavoro e quindi la potenziale riduzione della qualità del servizio reso. In questo senso bisogna prendere come linea guida il CCNL che disciplina il lavoro per turni, domeniche e festivi, recuperi, e pause. Ogni variazione di turno deve essere documenta per calcolare le ore complessive effettuate.
E’ responsabilità del Direttore, Manager, Gestore, o chi per lui, la gestione degli orari di lavoro, anche prevedendo assenze impreviste del personale.
Tale organizzazione dipende anche dalla tipologia di locale.
Se si parla di grandi hotel, ristoranti di lusso o comunque location di prestigio, in cui il personale è decisamente più numeroso, esiste uno specifico ufficio addetto alla gestione del personale. L’Ufficio del Personale può avvalersi di specifici software che elaborano le turnazioni; a tal fine è spesso richiesto il contributo di un addetto specializzato in organizzazione e gestione del personale.
In questa prima tipologia di locale saranno presenti alcune necessarie gerarchie: chef, cuochi, garzoni e lavapiatti (lo chef può non coincidere necessariamente con i proprietario del locale); responsabile di sala, camerieri, addetti ai tavoli.
Nei locali più piccoli o di minor prestigio, fast food, pizzerie, bar, self service, se il rispetto della normativa e l’etica professionale del gestore sono inoppugnabili, vale quanto detto per le altre tipologie di locali. Purtroppo, spesso, proprio essendo locali meno in vista e talvolta anche meno soggetti ai controlli ufficiali, le cose non vanno sempre così.

A volte non c’è una vera e propria gestione del personale, non c’è sempre una chiara distinzione dei ruoli e non sempre i turni di lavoro vengono rispettati, purtroppo, anche contrariamente a quanto previsto dai contratti di lavoro. Il lavoratore si trova a svolgere più ore del previsto o ad assumere incarichi che non gli competono, improvvisandosi in attività nelle quali non ha alcuna esperienza. Si tratta certamente di situazioni limite che non sempre emergono. Ovviamente ne risente la qualità complessiva del servizio e non è un caso che questo tipo di locali tenda a chiudere nell’arco di 5 anni, come asseriscono le statistiche attuali.

Il cliente percepisce la confusione che deriva da una mancanza di organizzazione che si evidenzia da un personale non soddisfatto, che tende a lavorare in maniera più nervosa e più svogliata. Per fortuna parliamo di “piccole” cifre: delle oltre 650.000 persone l’anno che lavorano nella ristorazione, solo circa 100.000 si trovano a lavorare in effettivi contesti di disagio. Eppure gli strumenti per rendere la gestione dei turni nella ristorazione sono previsti proprio dalla legislatura vigente: part-time verticali e orizzontali, voucher formativi che garantirebbero la necessaria fluidità e flessibilità dei necessari turni con il risultato finale di un servizio efficiente e soddisfacente sia per i lavoratori che per i clienti, la cui soddisfazione, non bisogna dimenticarlo, deve sempre essere l’obiettivo finale.

quanto guadagna un cameriere

Quanto guadagna un cameriere

Ma “quanto guadagna un cameriere“?, domanda non facile alla quale rispondere, entrano infatti in gioco numerose variabili:
– la natura del locale (se si tratta ad esempio di bar, ristorante, pizzeria, fast food)
– la tipologia di locale (di livello basso, medio o di lusso)
– la location (da grandi metropoli fino a piccoli centri)
– la tipologia del contratto (occasionale, stagionale, part time o full time)
– l’esperienza
Ciò porta ad una oscillazione notevole nelle varie retribuzioni.
Eppure, ricerca e offerta di lavoro come cameriere sembrano ottenere quasi sempre una buona risposta, nonostante non si tratti di una attività professionale ricercata da persone particolarmente ambiziose. Ma è relativamente facile trovare offerte in tal senso proprio per il suddetto motivo.
Ovviamente, come sopra indicato, qualora si tratti di svolgere l’attività di cameriere presso un hotel di lusso, o un ristorante altamente recensito, magari anche con un contratto in regola full time, allora di conseguenza il cameriere può avere una diversa retribuzione; in questi casi la paga può anche superare i 25 mila euro l’anno per un cameriere qualificato.
Allo stesso modo, diverse ricerche effettuate sul tema hanno dato come risultato che le retribuzioni più elevate riguardano mediamente le occasioni speciali come ad esempio le serate di Natale o Capodanno, le cerimonie di vario genere, le festività, in cui in genere un cameriere guadagna mediamente dai 40 ai 60 euro (per almeno 7 ore lavorative).
Va, inoltre, fatta la differenza tra camerieri professionisti (cioè coloro che hanno ad esempio seguito la scuola alberghiera) e camerieri principianti.
Un cameriere professionista, con regolare contratto di assunzione, ha uno stipendio che può consentirgli di guadagnare tra i 1000 e i 2000 euro mensili a seconda della tipologia di locale in cui lavora e, ovviamente, in base alla sua esperienza lavorativa. Questo perché il cameriere professionista ha seguito un percorso formativo specifico che gli consente di padroneggiare tutti gli aspetti del mestiere: non si tratta cioè solo di prendere correttamente le ordinazioni, servire ai tavoli e presentare il conto, ma di saper allestire tavoli e sale, consigliare i clienti sui menù e sui possibili abbinamenti; deve dunque possedere una seppur minima conoscenza enogastronomica.
Invece, i camerieri principianti, chi cioè lo fa come secondo lavoro o chi necessita di una piccola entrata economica, come ad esempio uno studente, normalmente lavora in maniera meno continuativa o con contratti a termine e non possiede una preparazione o una formazione; in tal caso si riescono a guadagnare circa 35 euro per almeno 7 ore lavorative.
Comunque, che si tratti di professionisti o di principianti, bisogna considerare che la retribuzione subisce importanti variazioni in base al tipo di locale in cui si lavora: trattoria o ristorante stellato, pizzeria, fast food, sala mensa. In questi casi, tendenzialmente, è difficile trovare un cameriere professionista e dunque la retribuzione viene calcolata ad ore, con un compenso decisamente più basso.
Ci sono poi, ovviamente, le mance, per le quali è importante l’aspetto con cui ci si presenta al cliente, sia che si tratti di cameriere professionista, sia occasionale: il modo di presentarsi pulito ed ordinato ma soprattutto la gentilezza e la disponibilità nei confronti del cliente.

ristorazione settore trainante economia

Ristorazione, settore trainante per l’economia

Il 2018 è stato tutto sommato positivo per la ristorazione in Italia. In estrema sintesi, dai vari dati viene fuori che gli italiani amano mangiare fuori e quando lo fanno, in linea di massima, ne sono soddisfatti. La notizia del ritorno ai pranzi e alle cene fuori casa va letta quindi positivamente, dopo il periodo alquanto critico registratosi tra il 2013 e il 2017. Per ciò che concerne l’occupazione nel settore della ristorazione in Italia, nonostante diverse criticità, qualcosa si è mosso. Ed era finalmente ora.
Ma analizziamo la situazione più nel dettaglio.Ristorazione in Italia: il 2018 è stato l’anno della svolta, per via della fine della crisiLa ristorazione è uno dei settori trainanti dell’economia dell’Italia. D’altronde, siamo il Paese dove per antonomasia si mangia bene. La presenza capillare di pub, pizzerie, trattorie, bar con servizio di tavola calda e ristoranti, senza dimenticare i fast food, dimostra quanto il nostro territorio risulti assai variegato. Ad oggi bar e ristoranti costituiscono il 49% del settore. I pub il 21%, i fast food delle grandi multinazionali il 19% e il rimanente 11% è composto da altri posti dove è possibile mangiare fuori. Insomma, per il consumatore finale c’è solo l’imbarazzo della scelta.

Cosa è cambiato dal 2013 ad oggi?

Attendendo i risultati definitivi del 2018, occorre sottolineare che ad oggi rispetto al 2013, il valore della ristorazione nel nostro Paese è decisamente lievitato. Se nel 2013, questo business aveva un valore corrispondente a 46,5 miliardi di euro, complice anche una crisi non indifferente che in rapporto al 2012 aveva segnato un -4,1%, le stime indicano che alla fine del 2018, il settore varrà 60 miliardi di euro. In un quinquennio, di fatto, la ristorazione nostrana sarebbe andata incontro ad un vero e proprio boom, pari al 28,7%. E la cosa si evidenzierebbe anche nel mercato del lavoro: nel 2013, si registrava il segno meno con l’1,2%, mentre nel 2018 le stime indicano un’interessante crescita di dipendenti arruolati nel settore con un ottimo +12,7%. E ancor più interessante, numeri alla mano, considerare il ruolo che il business della ristorazione italiana ha in ottica europea: il fatturato italiano rappresenta la bellezza del 13,9% in tutto il Vecchio Continente.

Situazione lavoro nella ristorazione

Su questi numeri, va detto che i lavoratori stagionali incidono in maniera evidente. Ma è davvero incoraggiante tenere conto del fatto che nell’ultimo anno c’è stato un incremento del 2% dei contratti a tempo determinato e a tempo indeterminato per i lavoratori dipendenti nel settore della ristorazione. Il mestiere dello Chef, ed in particolare dell’Executive Chef che interagisce direttamente con i proprietari del ristorante o ancora del capo partita che si occupa della gestione di un completo settore culinario come carni, pesce, primi piatti, verdure è stato sdoganato. E su questo i programmi di cucina hanno avuto un ruolo determinante, come dimostra il numero crescente di apprendisti, disposti a fare una lunga gavetta, magari anche all’estero, pur di farsi un nome nel settore della ristorazione.

Non mancano i problemi ciclici

Non è però tutto oro quello che luccica. In quanto a digitalizzazione del settore, l’Italia è ancora anni luce indietro. Per molti ristoranti, pub, pizzerie, il ricorso alle tecnologie digitali per gestire le comande o l’utilizzo della fatturazione elettronica è davvero nullo. Se soltanto 40 imprese su 100 ci puntano, urge constatare che il divario europeo è ancora piuttosto evidente.

Conclusioni

Tirando le somme, la ristorazione è considerata all’unisono una delle punte di diamante dell’economia italiana. Di sicuro uno dei settori trainanti. L’Italia è nell’immaginario collettivo perfetta espressione di buon cibo e di buon vino. Per questo motivo, il collegamento del mondo della ristorazione è molto evidente con quello del turismo, specialmente quello enogastronomico. Lo dimostra il fatto che il numero di turisti che amano star bene a tavola e che scelgono durante l’anno il Belpaese come meta delle loro destinazioni, nel giro di un anno, è quasi raddoppiato. E la ristorazione ha avuto di sicuro un ruolo decisivo su questo aspetto.

agenzie di lavoro

Le agenzie di lavoro

Agenzie per il lavoro: di cosa si tratta?
Le agenzie per il lavoro, o agenzie interinali, sono genericamente definite come enti, pubblici o privati, autorizzati dal Ministero, che si occupano di svolgere attività di intermediazione, ricollocazione, selezione ed assunzione del personale per conto di aziende e privati. Andiamo di seguito ad analizzare più approfonditamente le caratteristiche di queste ultime suddividendole per tipologia:
– agenzie di intermediazione: sono quelle che si occupano di mediare per l’appunto tra domanda ed offerta di lavoro. Nel concreto raccolgono i curriculum dei lavoratori candidati, li analizzano e gestiscono tutto cò che concerne la promozione, la preselezione ed il vero e proprio incontro tra domanda ed offerta. In determinati casi possono anche occuparsi di corsi di formazione professionali mirati allo sviluppo delle competenze dei lavoratori.
– agenzie di ricerca e selezione del personale: sono quelle che vengono incaricate dalle aziende di ricercare determinati profili professionali, selezionando accuratamente le figure più idonee per poi sottoporle al vaglio dei committenti.
– agenzie di supporto alla ricollocazione professionale: sono quelle che seguono su commissione il processo di ricollocazione dei lavoratori sul mercato.
– agenzie di somministrazione del lavoro: sono quelle agenzie che assumono direttamente i lavoratori per poi metterli a disposizione di terzi mediante contratto di somministrazione altrimenti detto contratto somministrato. Nel concreto il lavoratore andrà a lavorare per altre aziende ma verrà retribuito dall’agenzia che lo ha assunto.

Perchè scegliere un’agenzia di lavoro.
Le agenzie per il lavoro rappresentano un’opportunità molto vantaggiosa per color i quali sono alla ricerca di un primo impiego o sono da poco disoccupati. Infatti semplicemente consegnando il proprio curriculum all’ente che si ha selezionato in base alle proprie preferenze, si può avere un immediato riscontro con le figure al momento richieste, oppure in caso di esito negativo, si può essere ricontattati in un secondo momento ed essere indirizzati all’azienda per un colloquio.

agenzie di lavoro
le agenzie di lavoro

I vantaggi dello scegliere un’agenzia del lavoro:
– vantaggi per il lavoratore in somministrazione: un lavoratore che attraverso un’agenzia di lavoro ottiene un contratto di somministrazione non solo gode degli stessi diritti e della stessa retribuzione di qualunque altro lavoratore ricopra la stessa carica, ma, per di più, ha diritto a prestazioni aggiuntive, come ad esempio rimborsi ed indennità. La somministrazione ha un suo mini-walfare, che assicura ai lavoratori delle garanzie aggiuntive rispetto a quelle del classico contratto standard, ad esempio il sussidio di maternità, quello dell’asilo nido e molto altro ancora.
– vantaggi per le imprese: le aziende che si affidano alla mediazione di agenzie per il lavoro vengono agevolate da queste ultime sia nella ricerca tempestiva delle figure professionali richieste, sia nella gestione degli aspetti burocratici.
– vantaggi per lo stato: questo tipo di contratto presenta un inedito vantaggio anche per il sistema del nostro paese. Infatti la somministrazione può aiutare lo stato a combattere le distorsioni che talvolta si presentano sul mercato del lavoro, parliamo dunque delle partite iva fittizie, del lavoro sotto protetto e in nero e molto altro ancora, dunque la tutela è per così dire bilaterale. L’aumento dei contratti di somministrazione è dunque direttamente proporzionale alla diminuzione del lavoro in nero e sotto tutelato.

sushiman lavoro

Il sushiman, lavoro nella ristorazione

Un sushiman non è il nome di un super eroe della letteratura giapponese, o un personaggio di un cartone animato ma piuttosto un mestiere molto in voga al giorno d’oggi, una figura nel campo della ristorazione moderna di tutto il mondo molto richiesta.
Non consiste nel sapere come si prepara il sushi ma il lavoro di questo versatile e richiestissimo cuoco è molto più ampio. Un sushiman esegue i vari preparati culinari in conformità con le procedure e gli standard in vigore.
Di solito è identificato con un kimono bianco e una fascia. Il tradizionale sushiman di solito presenta un piccolo spettacolo con le loro tecniche mentre prepara i propri piatti.

sushiman lavoro
lavoro nella ristorazione sushiman

Il lavoro di sushiman consiste in:
– Organizzare bene il suo piano di lavoro avendo a disposizione e alla portata di mano tutti gli utensili principali, anche se il vero accessorio indispendabile per la preparazione del sushi è la mano dello chef.
– Controllare la pulizia e le buone condizioni degli utensili e delle attrezzature necessarie. E’ obbligatorio usare guanti in lattice per la manipolazione degli alimenti.
– Servire al meglio i clienti
– Garantire l’igiene degli alimenti durante la preparazione culinaria – Pulire il piano di lavoro e mantenere l’attrezzatura ordinata
– Utilizzare alimenti freschi e di alta qualità per evitare di avvelenare i clienti o far prendere loro dei parassiti al quanto spiacevoli per il corpo umano.
Il Sushiman é molto organizzato, metodico, conosce e ama la cultura asiatica e il rispetto della tradizione giapponese, ha il senso dell’ospitalità, della presentazione e della disciplina. E’ molto rigoroso e i suoi gesti sono precisi e veloci ed eleganti tanto da incantare gli ospiti offrendo loro anche una sorta di spettacolo culinario. Segue scrupolosamente le istruzioni, soprattutto in termini di igiene e sicurezza, assicurando qualità e servizio.
Il Sushiman si prende molto tempo per preparare tutte le basi per l’assemblaggio del sushi. Una delle sue missioni è essere consapevoli delle esigenze dei propri clienti, infatti la sua soddisfazione più grande? Piacere al cliente e incoraggiarlo a vivere un’esperienza nutriente indimenticabile.
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È indispensabile seguire un allenamento per ricoprire il ruolo lavorativo di sushiman e chiaramente avere una dote naturale e una grande abilità in cucina.
Il sushiman riceve uno stipendio tra 1500 e 1800 euro lordi mensili, a seconda della missione, dell’azienda e dell’esperienza acquisita. Questo ovviamente in Italia, in altri parti del mondo lo stipendio lordo può arrivare anche intorno ai 2.500 /2.800 euro.
Attualmente sono richieste anche figure femminili come la sushiwoman, anche se non sono molto diffuse, in quanto la preparazione del sushi si tramanda dalla vecchia tradizione giapponese: essa riteneva che le mani delle donne erano troppo calde rispetto a quelle maschili e quindi avrebbero potuto rovinare il pesce durante la preparazione. Per questo molti ristoranti che rispettano la vera cultura nipponica non amano assumere donne per la copertura di questo ruolo.
Giovani ragazzi se amate il sushi, siete appassionati di cucina e della cultura giapponese, avete studiato nel ramo culinario e siete alla ricerca di un impiego fatevi sotto! Migliaia sono gli annunci sul web che riguardano la richiesta di questa gettonata figura professionale e tanti sono i corsi per imparare ad esercitarla!

lacoro estero

Lavoro all’estero: vado a fare il cameriere a Londra

Negli ultimi anni la disoccupazione sta plasmando i flussi migratori da paesi considerati una volta sviluppati verso nazioni che hanno risentito meno della crisi mondiale.
Se una volta andare a Londra a fare il cameriere era molto in voga, ora le cose stanno cambiando.
Guardare le opportunità di lavoro a meno di tre ore di aereo non è più cosi favorevole, le mete ideali per trovare lavoro forse esistono ancora ma un volo lowcost non basta più.
Quello che non cambia sono i tipi di lavoro che si cercano appena atterrati in terra straniera, cercare lavoro nel mondo della ristorazione e soprattutto voler fare il cameriere o lavapiatti è ancora la scelta obbligata.
Trovare lavoro non è mai facile, ma come trovare lavoro all’estero?
Le scelte sono due o preparare il curriculum vitae in un formato internazionale e consegnarlo a mano o consultare gli annunci di lavoro all’estero che molte bacheche online pubblicano.
Spesso per convenienza si tende prima di partire a fissare almeno qualche colloquio ma soprattutto a sondare il terreno per vedere le professioni più richieste, tipo cameriere a Londra, cuoco a Parigi ecc.
Rysto potrebbe essere la soluzione che fa per te, sempre più spesso pubblichiamo annunci di lavoro all’estero di ristoranti italiani e non che cercano in Italia i migliori professionisti nel campo della ristorazione.
La fuga di cervelli riguarda anche cuochi, barman, camerieri, baristi che a causa del livello professionale in decrescita cercano il lavoro della loro vita all’estero.
Lavorare all’estero non è facile, lasciare gli affetti nel proprio paese di origine è una scelta obbligata e portare la famiglia rappresenta inizialmente come una scommessa troppo rischiosa da affrontare.
Con il nostro lavoro cerchiamo di aiutare coloro che vogliono intraprendere questo difficile percorso, consultare il nostro sito vi può aiutare a trovare lavoro più facilmente.

lavorare a capodanno

lavorare a capodanno 2016, quando gli altri si divertono

In questi giorni molte persone si staranno chiedendo: che facciamo a capodanno? lo passiamo in strada? andiamo al ristorante? partiamo?
Per altri invece festeggiare capodanno non è contemplato, piuttosto è il momento per trovare un lavoro extra e non sempre ben pagato.
In tutta Italia si organizzano veglioni da Milano a Roma passando per Bologna, Firenze, Napoli ecc. e una delle cose più difficili in questo periodo è reperire personale disponibile a sacrificare una festa divertente come il capodanno.
Camerieri, cuochi e barman sanno perfettamente che quando gli altri si divertono loro devono lavorare, lavorare a capodanno è una delle cose più antipatiche.

lavorare a capodanno
lavorare a capodanno

Non trovarsi impreparati a dicembre è fondamentale, pubblicare annunci di lavoro per trovare capi partita o camerieri professionali disposti a lavorare. A Roma sono tanti i ristoranti che cercano personale per lavorare a capodanno.
Lavorare a capodanno non vuol dire per forza non divertirsi, nei limiti del possibile se i colleghi sono quelli giusti è facile che il servizio si concluda senza intoppi e si possa organizzare un dopo lavoro divertente.

Su RYSTO potrai trovare presto annunci di lavoro per capodanno.

chef famosi

i 5 chef più famosi al mondo

Negli ultimi anni la figura dello chef, complice un sempre maggiore interesse di media e mass media riguardo il settore della ristorazione e della gastronomia, è divenuta sempre più influente, e non mancano classifiche annuali degli chef più conosciuti, ricchi o capaci in Italia o nel mondo. Ma quali sono i 5 chef più famosi al mondo? difficile circoscrivere la classifica ad un numero così limitato, tenuto conto del fatto che sono decine gli chef che vantano una, due o addirittura tre stelle Michelin. Tra di loro vi è uno chef la cui fama precede addirittura la cucina: è Ferran Adrià, di elBulli, tre stelle Michelin ed inserito dal Time nella classifica dei cento uomini più influenti del mondo.

Nel suo ristorante danese Nome, René Redzepi è riucito a conquistare critici gastronomici di tutto il mondo, affascinando con i suoi menù a base di prodotti provenienti dalla gelida Scandinavia. Tra gli italiani non può certamente mancare Massimo Bottura, eletto nel 2011 migliore chef del mondo dalle Accademie delle cucine, con piatti che pesccano dalla tradizione, pensati portare in tavola la semplicità dei sapori con grande estro creativo. Tedesco di origine, ma italianissimo nello stile gastronomico, Heinz Beck è certamente tra i più influenti chef al mondo, in grado di realizzare veri e propri capolavori all’insegna dell’italianità ed in grado di stupire i commensali per la loro raffinata armonia.

E’ un nome universalmente noto per i suoi apprezzatissimi show e talent show televisivi, ma è anzitutto uno chef di grandissima esperienza in grado di conquistare tre stelle Michlen dopo soli tre anni dall’apertura del suo omonimo ristorante. E’ Gordon Ramsay, certamente tra gli chef più famosi per la sua potenza mediatica ma anche per la straordinaria qualità e creatività dei suoi piatti, realizzati con maestria e massima professionalità.