Arte del Lavoro Stagionale nella Ristorazione

L’Arte del lavoro stagionale nella ristorazione: sfide e opportunità nel 2024

Nell’anno 2024, il settore della ristorazione continua a essere uno dei pilastri fondamentali dell’economia globale, sostenendo non solo l’industria alimentare ma anche il turismo e l’ospitalità a livello mondiale. Il lavoro stagionale, in particolare, rappresenta un tassello cruciale di questo settore dinamico, offrendo opportunità uniche ma anche sfide significative per coloro che vi si immergono.

Opportunità di Crescita e Apprendimento

Il lavoro stagionale nella ristorazione si apre a un vasto panorama di opportunità. Per molti, rappresenta la prima esperienza nel mondo del lavoro, offrendo una piattaforma da cui partire per costruire competenze preziose come il servizio clienti, la gestione del tempo e il lavoro di squadra. Per altri, è una porta verso la scoperta di nuove culture e lingue, in particolare in località turistiche internazionali, arricchendo così il proprio percorso personale e professionale.

Una Sfida di Equilibrio e Adattabilità

Tuttavia, il lavoro stagionale porta con sé le sue sfide. La natura temporanea di questi impieghi può generare incertezza finanziaria e mancanza di stabilità per i lavoratori. Inoltre, le lunghe ore e il ritmo frenetico caratteristici dei periodi di punta richiedono una notevole resilienza e capacità di adattamento. Nel 2024, il settore cerca di mitigare queste difficoltà attraverso contratti più equi e programmi di supporto ai lavoratori, riconoscendo l’importanza del benessere dei dipendenti per il successo a lungo termine.

L’Impatto della Tecnologia

L’avanzamento tecnologico ha trasformato il settore della ristorazione, automatizzando alcuni processi per aumentare l’efficienza e migliorare l’esperienza del cliente. Tuttavia, questo cambiamento solleva interrogativi sul futuro del lavoro stagionale e sulle competenze che i lavoratori dovranno sviluppare per rimanere rilevanti nel settore. La formazione continua e l’aggiornamento professionale diventano quindi ancor più cruciali nel 2024.

Verso un Futuro Sostenibile

Guardando al futuro, è evidente che il settore della ristorazione deve navigare tra il mantenimento della tradizione e l’innovazione. Il lavoro stagionale, con la sua flessibilità e diversità, gioca un ruolo chiave in questo equilibrio, contribuendo non solo all’economia ma anche alla tessitura del tessuto sociale delle comunità locali. Nel 2024, l’attenzione si sposta sempre più verso la sostenibilità, sia in termini di pratiche di lavoro che di impatto ambientale, con il settore della ristorazione che si pone all’avanguardia di questa trasformazione.

In conclusione, il lavoro stagionale nella ristorazione nel 2024 è un mosaico complesso di opportunità e sfide. Man mano che il settore evolve, così fanno le esperienze di coloro che vi lavorano, tessendo insieme storie di crescita, adattamento e innovazione.

Le 5 regole per la cioccolata calda perfetta

La cioccolata calda in tazza è una bevanda molto diffusa in Italia e all’estero, consumata sia al momento della colazione che a quello della merenda, come golosa alternativa al tè. Il consumo di questa bevanda aumenta significativamente durante la stagione invernale, si tratta infatti di una delizia che ha il duplice vantaggio di scaldare e appagare il palato.
Dato che oggi esistono in commercio numerosi tipi di cioccolata semipreparata, solubile in acqua o latte, ci si è abituati a prepararsela da sé e per la facilità con cui si ottiene dalle bustine, si tende a sottovalutare la cura e l’abilità che in realtà servono per preparare una vera cioccolata doc.
Per fare la cioccolata perfetta, un professionista deve osservare delle regole precise che sveliamo nel seguente decalogo.
Le cinque regole che qui proponiamo si riferiscono alla preparazione della cioccolata calda con il cacao in polvere, cioè la modalità più pratica e più diffusa. Per dovere di cronaca bisogna ricordare che in alcuni bar la bevanda viene preparata sciogliendo il cioccolato in tavoletta; in questo modo si ottiene una cioccolata dal gusto più deciso ma anche più grassa per la presenza del burro di cacao.
Regola n.1
Scegliere con cura gli ingredienti
Usare le bustine già confezionate e dosate sicuramente apporta molti vantaggi quanto a praticità e velocità del servizio, ma è indiscutibile che una cioccolata preparata in modo artigianale attirerà i clienti più golosi e attenti che ne riconosceranno il valore aggiunto.
Gli ingredienti indispensabili per fare la cioccolata calda sono: il cacao in polvere, lo zucchero, l’addensante e il latte.
Per quanto riguarda il cacao, è bene sceglierne uno della migliore qualità, il suo sapore intenso e particolare farà notare immediatamente la differenza rispetto alle cioccolate in busta, dal gusto piatto e piuttosto omologato, nonostante le varie marche in circolazione. L’ideale sarebbe procurarsi del cacao criollo, una varietà molto pregiata. Lo zucchero deve essere semolato. Come addensante si può utilizzare la fecola di patate oppure l’amido di mais (o maizena), che rende il cioccolato più vellutato; entrambi sono i più adatti perché non presentano un retrogusto particolare. Infine il latte, si deve preferire quello intero in quanto più saporito.

Regola n.2
Mescolare bene gli ingredienti
Prima di essere mescolati, i vari ingredienti devono essere adeguatamente dosati. In genere per una tazza di cioccolata servono: due cucchiaini di cacao, due di zucchero, mezzo cucchiaino di addensante e 15 cl di latte. I componenti devono essere versati all’interno di un bricco o una lattiera e mescolati a secco, senza acqua o latte, che in questa fase iniziale potrebbero far comparire dei grumi sgradevoli. Prima si unisce il cacao con lo zucchero, poi si aggiunge l’addensante. Dopodiché si aggiunge poco alla volta del latte caldo o tiepido, mescolando continuamente. La quantità di latte deve essere ben calibrata, troppo latte rende la cioccolata fluida e poco densa.

Regola n. 3
Cuocere e addensare la crema al punto giusto
Dopo aver ottenuto, mescolando, un impasto omogeneo, si posiziona la lancia vapore della macchina da caffè all’interno del bricco. Dopo aver azionato il vapore, si porta la cioccolata ad ebollizione perché si cuocia e si addensi fino a raggiungere la consistenza voluta. Tolto il bricco dal vapore, per evitare che la cottura continui, è possibile aggiungere del latte, mescolando bene fino ad ottenere una crema morbida e uniforme.
È importante ricordarsi sempre di scaricare la lancia prima di immergerla nel cioccolato, ciò permette di eliminare l’eventuale vapore condensato.

Regola n.4
Personalizzare e aromatizzare a seconda delle richieste
A seconda dei gusti dei clienti o della fantasia del barman, la classica cioccolata calda può essere arricchita con alcuni ingredienti che le conferiscono un gusto particolare e originale. Tra i più utilizzati ci sono la cannella, la vaniglia, la scorza di arancia, i liquori e il cioccolato fondente, che conferisce alla bevanda un sapore più deciso.
La cioccolata calda si accompagna molto bene con la panna montata, spesso richiesta dai clienti soprattutto se consumata in ore pomeridiane. La panna deve essere al naturale, cioè non zuccherata, e va servita non direttamente sulla cioccolata ma in una coppetta a parte, in modo che il cliente possa dosarla a suo piacimento.

Regola n.5
Servire la cioccolata in modo adeguato
Raggiunta la giusta densità e cottura, la cioccolata deve essere versata all’interno di una tazza. La tazza da cioccolata è più grande di quella da caffè e di quella da cappuccino. Solitamente è di ceramica bianca e deve sempre essere appoggiata sul suo sottotazza, su cui sarà adagiato anche un cucchiaino.
Come per il tè, è possibile servire la cioccolata con biscottini o dolcetti secchi che creano un delizioso contrasto con la cremosità della bevanda.

10 tipi di museo dedicati a cucina e gastronomia

Il cibo e la cucina sono stati sdoganati già da tempo. Non più considerati mera necessità ma assurti ormai a espressioni della cultura a tutti gli effetti, sono diventati oggetto di riflessioni e trattati, andando ad occupare spazi  che fino a qualche tempo fa erano riservati esclusivamente a materie più alte e intellettuali. Così si è iniziato a parlare di cibo, di ricette, di storia della cucina sui giornali, sui libri, al cinema e in televisione, finché l’ enogastronomia non ha fatto il suo ingresso nei luoghi deputati alla cultura per antonomasia, i musei. Qui ne presentiamo dieci, dieci strutture di tutto il mondo interamente dedicate al cibo e all’arte della cucina in tutti i suoi aspetti, anche quelli più pratici.

  • Il museo del gusto

Il museo del gusto di Frossasco, in provincia di Torino, compie quest’anno dieci anni di vita e di attività. Si tratta di un luogo dedicato alla scoperta dei prodotti tipici del territorio, alla valorizzazione delle tradizioni culinarie locali e alla storia dell’alimentazione. All’ interno del museo, che organizza spesso laboratori didattici per educare e sensibilizzare bambini e ragazzi al tema del gusto, c’è anche una vera e propria  Scuola di Cucina.

  • Museo delle pentole nella storia

Fondato nel 1984 a Rozzano (MI), quando ancora l’interesse per il mondo eno-gastronomico non era così diffuso, questo museo ospita una collezione di tutti gli oggetti utilizzati per la cottura dei cibi, mostrandone l’evoluzione storica. Tra i reperti più interessanti c’è la prima pentola a pressione, del 1930 e utensili provenienti dalle corti del periodo rinascimentale.

  • Museo del vino e del cavatappi

Tappa obbligata per sommelier e appassionati, questa struttura è interamente dedicata al nettare degli dei. Articolato in tre sezioni, il museo permette di esplorare e conoscere da vicino tutte le tappe della produzione vinicola, dalla coltura della vite all’elaborazione e imbottigliamento del vino. Moltissimi sono gli strumenti e gli utensili conservati, e tra essi spicca la collezione dei cavatappi, una delle più ricche e vaste del mondo.

  • Museo dell’arte e della tecnologia confettiera

Questo museo non poteva che trovarsi a Sulmona, la città che da secoli rifornisce il mondo intero di confetti. La struttura occupa una parte della fabbrica Pelino che è stata allestita per ospitare un’esposizione di macchinari antichi, utensili e oggetti che raccontano la produzione dei dolciumi. Tra le testimonianze più interessanti ci sono i brevetti registrati dalla fabbrica Pelino, alcuni diplomi e un intero laboratorio del Settecento ricostruito fedelmente.

  • Museo birra Peroni

Questo museo è interamente dedicato alla nota birra italiana, fondato nel 2001, si trova a Roma, all’interno dello stabilimento Peroni. Nella struttura è possibile ripercorrere la storia del marchio nato nel 1846 (insieme a quello della Nastro Azzurro), attraverso un percorso scandito da foto, filmati, vecchi macchinari, locandine e campagne pubblicitarie. Il museo è affiancato dall’archivio storico, che ospita ben “500 metri lineari di documentazione in faldoni e registri”.

  • Museo della liquirizia “Giorgio Amarelli”

Singolare e interessante museo, dedicato a un prodotto di cui molti sono ghiotti. La struttura, che si trova in Calabria, a Rossano, ripercorre la storia imprenditoriale della famiglia Amarelli che dal 1731 produce liquirizia, estraendola dalla pianta che cresce spontaneamente sul litorale ionico. Nel museo sono esposti macchinari e attrezzi utilizzati nel corso di tre secoli nella lavorazione e produzione di liquirizia, ma anche etichette e confezioni d’epoca, abiti di lavoro, incisioni e documenti. La struttura ha ricevuto nel 2001 il “Premio Gugghenheim Impresa & Cultura” e nel 2004 le è stato dedicato un francobollo di Poste Italiane della serie “Il Patrimonio artistico e culturale italiano”.

  • Le musée gourmand du Chocolat – Choco-Story

Il museo del cioccolato di Parigi nasce per l’iniziativa privata della famiglia Van Belle, già promotrice dell’apertura di altre due strutture dedicate a questa prelibatezza a Bruges e a Praga. La struttura è organizzata in tre parti: nelle prime due sezioni si ripercorrono i quattromila anni di storia del cioccolato e del cacao, la terza invece lascia spazio a un minicorso sulla produzione del cioccolato, con annessa dimostrazione e degustazione.

  • Frietmuseum

Si tratta dell’unico museo al mondo consacrato alle patatine fritte, di cui la città belga di Bruges rivendica la paternità. Aperto nel 2008, il museo ha sede in uno degli edifici più belli della città e testimonia la storia delle patate, della loro trasformazione in “frites” e anche delle relative salse in abbinamento. Tappa obbligata del tour didattico offerto dal museo, la degustazione di patatine nell’affascinante cornice delle cantine medievali dell’edificio. Anche questo museo è nato per iniziativa della famiglia Van Belle.

  • Spicy’s Gewürzmuseum

Fondato nel 1993 ad Amburgo, nel famoso quartiere dei magazzini, si tratta dell’unico museo al mondo interamente dedicato alle spezie. All’interno dell’esposizione è possibile vedere più di cinquanta spezie diverse, di cui si può assaporare il gusto e l’odore. La mostra permette di conoscere la provenienza di ogni spezia, nonché le modalità con cui viene coltivata, lavorata e trasformata fino ad essere pronta per l’utilizzo. Vi si trovano anche ricostruzioni di antiche botteghe e varie attrezzature.

  • Musée des arts de la table

Museo per curiosi ma soprattutto per chi ha a che fare con la cucina e i ristoranti per professione. A Belleperche, in Francia, la struttura testimonia l’evoluzione degli oggetti utilizzati per il consumo di bevande e cibi dal Medioevo fino ai giorni nostri. Piatti, bicchieri, posate e accessori di vario tipo, tra cui un’intera collezione di oggetti per il servizio del tè di origine cinese. Una parte dell’esposizione è riservata alla mise en place, alla sua evoluzione nel corso dei secoli, con esempi di tavoli apparecchiati secondo le mode e  i dettami dei vari periodi storici.